All’Ordine dei Geologi

                                                                                                          Della Regione Liguria -

                                                                                                          Commissione “Standard”

                                                                                                          Via XXV Aprile 4/3 –

16123 Genova

 

 

 

 

 

 

 

OGGETTO: Standard sui P.U.C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

            Trasmetto una proposta di integrazioni al testo già elaborato dalla Commissione Standard.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                          Alessandro Tomaselli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI SCHEMA DI DIRETTIVA PER L'ELABORAZIONE DEGLI STUDI GEOLOGICI A SUPPORTO DELLA FORMAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI EX L.R. 36/97 E 19/2002

 

 

 

 

Elaborata dalla commissione standard dell’ORGL

PROPOSTA DI STANDARD PER L'ELABORAZIONE DEGLI STUDI GEOLOGICI A SUPPORTO DELLA FORMAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI EX L.R. 36/97 E 19/2002

(da proporre agli Enti competenti per l’emanazione di una nuova circolare o raccomandazione).

 

Integrazioni elaborate da Alessandro Tomaselli e Luigi Perasso (Ott 2002)

 

 

 

 

1.1       Premesse e motivazioni

 

L’occasione della revisione della nuova Legge Urbanistica è molto utile per formulare una proposta di schema di direttiva per l’elaborazione degli studi geologici a supporto della formazione degli strumenti urbanistici in un momento in cui la realizzazione degli studi per i Piani di Bacino ex D.L. 180/98 o i Piani Stralcio ai sensi della Legge 183/89 ha immesso sul territorio una quantità di dati geologici l.s. che attendono di essere raccordati e ”portati alla scala” dei Piani Urbanistici Comunali.

 

Non si può ignorare che la disponibilità, sul territorio, delle cartografie realizzate nell’ambito dei Piani di Bacino, e dei Piani Stralcio per l’assetto idrogeologico (P.A.I.) realizzati nell’ambito dei bacini interregionali, se da un lato ha rappresentato uno strumento indispensabile di conoscenza e di tutela, dall’altro ha introdotto la necessità di una serie di approfondimenti conoscitivi, ad una scala di maggior dettaglio, che qualora non realizzati possono mantenere il territorio in una condizione provvisoria di stasi da cui occorre uscire, con gli strumenti adatti.

 

La Regione Liguria ha tenuto conto di tale necessità, nella propria Deliberazione (esecutiva) n.290 del 22.03.02 “Modifiche ed integrazioni ai criteri per l’elaborazione delle norme di attuazione dei Piani di bacino per la tutela del rischio idrogeologico, di cui alla D.G.R. n.357 del 23.03.2001” in cui introduce la “possibilità di effettuare un’indagine di maggior dettaglio sulle aree classificate Pg3” ossia sulle aree classificate con suscettività al dissesto elevata ed individua lo studio geologico allegato allo strumento urbanistico come elaborato di maggiore approfondimento.

 

Più recentemente, la Direttiva R.L. ai sensi dell’art.17, comma 5, della Legge 18.5.89 n.183, per l’applicazione del P.A.I., del Fiume Po in campo urbanistico, fornisce ai Comuni liguri presenti nel bacino del F.Po indicazioni e prescrizioni per l’espletamento delle verifiche di compatibilità, in campo geologico-geomorfologico ed idraulico, delle previsioni degli strumenti urbanistici, ai sensi dell’art.18 delle norme di attuazione del PAI. e precisa inoltre che il risultato delle verifiche può costituire base per una variante allo stesso P.A.I., in quanto ottenuto tramite studi di maggiore dettaglio e condiviso dagli Enti preposti all’approvazione.

 

Tutto ciò premesso, si deve ritenere che le indagini sugli aspetti geologici l.s., da attuare in sede di descrizione fondativa nell’ambito del Piano Urbanistico Comunale (P.U.C.), siano lo strumento adatto, oltre che per orientare le scelte urbanistiche di fondo, anche per sciogliere i dubbi e le problematiche sull’utilizzo del territorio che possono derivare da analisi condotte con il fine di tutela dal rischio idrogeologico ed idraulico, nella situazione di emergenza nazionale del “dopo Sarno.

 

Si ribadisce in proposito che l’obiettivo principale di questo nuovo schema di direttiva deve essere l’elaborazione di un documento omogeneo della situazione del territorio sotto il profilo geologico-geomorfologico in modo da evitare una futura frammentazione di studi su limitate porzioni di territorio con dispersione dei tempi di realizzazione e dei fondi pubblici ed acquisire invece uno strumento definitivo e chiaro di analisi territoriale, condiviso sia dal soggetto pubblico che privato, di semplice consultazione e di immediato utilizzo.

Si ribadisce in proposito che l’obiettivo principale di questo nuovo schema di direttiva deve essere l’elaborazione di un documento omogeneo della situazione del territorio sotto il profilo geologico-geomorfologico in modo da evitare una futura frammentazione di studi su limitate porzioni di territorio con dispersione dei tempi di realizzazione e dei fondi pubblici ed acquisire invece uno strumento condiviso sia dal soggetto pubblico che privato, di semplice consultazione e di immediato utilizzo.

Riguardo ai contenuti di dette indagini le precedenti circolari regionali, tra cui in particolare la n.2077 del 27.4.88, hanno fornito indicazioni e linee di intervento essenziali, che devono ora essere riprese ed approfondite con le seguenti finalità, chiare ed imprescindibili, che derivano dall’esperienza della pianificazione, a livello di Piani di Bacino, nella nostra regione:

 

·           tenere sempre conto, nelle premesse informative di dette indagini, delle finalità diverse che hanno i piani urbanistici comunali, che promuovono lo sviluppo “sostenibile”, rispetto ai piani di bacino ed ai piani P.A.I., che hanno la funzione di individuare e classificare, alla loro scala di indagine, le condizioni di rischio e di pericolosità del territorio regionale;

 

·           collegare e rendere omogenei i metodi di studio ed indagine (standards di lavoro) nell’ambito della descrizione fondativa per ogni P.U.C. a quelli dei Piani di Bacino “180” e “183” e dei Piani per l’assetto idrogeologico, unificando le legende delle carte tematiche “di base”, adattando, per quanto possibile, le metodologie di elaborazione delle carte “derivate” alle peculiarità del territorio esaminato, lasciando un margine autonomo alla interpretazione “soggettiva ma giustificata” del geologo esecutore delle indagini, che consenta comunque i confronti e le verifiche, a tutti i livelli,

 

·           eseguire in sede di P.U.C., grazie all’utilizzo di scale di analisi di maggior dettaglio ma con la garanzia degli standards omogenei sopraindicati, l’integrazione, la verifica e la revisione delle carte della franosità e delle relative zonizzazioni di rischio e di pericolosità;

 

·           consentire a richiesta degli Enti locali o dei privati, ove opportuno quando le analisi di maggior dettaglio non abbiano risolto dubbi e problematiche, approfondimenti mirati e studi puntuali, con utilizzo di indagini geognostiche e prove (sondaggi, misure inclinometriche ed assestimetriche, monitoraggi in sito e quant’altro) di cui dovranno essere definiti preventivamente il livello ed il grado di approfondimento “risolutivi” (standards minimi per la riclassificazione) ossia atti a modificare definitivamente classificazioni di franosità e zonizzazioni di rischio e di pericolosità;

·           consentire a richiesta degli Enti locali o dei privati, ove opportuno quando le analisi di maggior dettaglio non abbiano risolto dubbi e problematiche, approfondimenti mirati e studi puntuali, con utilizzo di indagini geognostiche e prove (sondaggi, misure inclinometriche ed assestimetriche, monitoraggi in sito e quant’altro) di cui dovranno essere definiti preventivamente il livello ed il grado di approfondimento (standards minimi per la riclassificazione) ossia atti a modificare classificazioni di franosità e zonizzazioni di rischio e di pericolosità;

·           collegare, unificare e coordinare i vari tematismi nel caso in cui il P.U.C. comprenda aree sottoposte sia a Piani “180” che “183” o piani tipo P.A.I..

·           collegare, unificare e coordinare i vari temi nel caso in cui il P.U.C. comprenda aree sottoposte sia a Piani “180” che “183” o piani tipo P.A.I..

A conclusione degli studi ed indagini che saranno, in tutti i casi necessari, “di maggior dettaglio” con i criteri, ad esempio, indicati nella Direttiva Regionale per l’applicazione del PAI del F.Po in campo urbanistico, dovranno essere presentate proposte di classificazione, o di riclassificazione (rispetto a quanto indicato nei Piani di Bacino o nel PAI, ove esistenti) “risolutive e definitive” delle situazioni di franosità e di rischio idrogeologico, o se del caso sarà evidenziata, a livello puntuale, la indispensabilità di indagini ancora più approfondite (sondaggi, monitoraggi e quant’altro), condotte nel rispetto degli standards minimi necessari per consentire la eventuale riclassificazione, che dovranno essere definiti in maniera univoca sul territorio regionale .

A conclusione degli studi ed indagini che saranno, in tutti i casi necessari, “di maggior dettaglio” con i criteri, ad esempio, indicati nella Direttiva Regionale per l’applicazione del PAI del F.Po in campo urbanistico, dovranno essere presentate proposte di classificazione, o di riclassificazione (rispetto a quanto indicato nei Piani di Bacino o nel PAI, ove esistenti) delle situazioni di franosità e di rischio idrogeologico, o se del caso sarà evidenziata, a livello puntuale, la indispensabilità di indagini ancora più approfondite (sondaggi, monitoraggi e quant’altro), condotte nel rispetto degli standards minimi necessari per consentire la eventuale riclassificazione, che dovranno essere definiti in

E’ utile sottolineare che gli studi propedeutici del territorio, nello specifico quelli in ambito geologico l.s., costituiscono un momento strategico che deve obbligatoriamente essere posto a monte delle scelte urbanistiche, che rappresentano invece un momento decisionale interdisciplinare .

 

Si ribadisce infine che la proposta di detti elaborati corrisponde all’esigenza di fornire standards di lavoro, adeguati allo stato dell’arte attuale, funzionali alla redazione ed all’aggiornamento degli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici, ed al superamento e/o aggiornamento degli adempimenti previsti dalle Norme sovraordinate dettate dall’Autorità di Bacino Regionale.

 

 

 

1.2       Rapporti tra elaborati di analisi del PUC e studi conoscitivi dei PdB

 

Premesso che:

 

il piano di bacino per le finalità della legge 183/89, costituisce uno strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa ed alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato,

 

e che i Piani urbanistici in genere, pur basandosi sulle conoscenze geologico-ambientali dei territori, privilegiano le scelte e gli indirizzi di sviluppo urbanistico in senso generale focalizzando le scelte di utilizzo dei suoli tramite la definizione di tipologie, pesi e volumetrie dei nuovi insediamenti,

 

pare opportuno evidenziare le sostanziali differenze tra gli obiettivi di piano di bacino e quelli di strumento urbanistico per ben inquadrare, improntare e differenziare le analisi di base a supporto di tali strumenti.

 

Al momento della predisposizione dei PUC si verificheranno sostanzialmente due situazioni, a) esistenza di studi conoscitivi di piano di bacino (PdB “180” o “183”) o di piani stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) approvati b) esistenza di studi conoscitivi di piano di bacino (PdB, “180” o “183”) adottati o in itinere

 

Se il Comune in esame ricade nella casistica di tipo a) la descrizione fondativa deve costituire uno strumento di confronto ed armonizzazione delle tematiche già esplicitate negli elaborati di PdB e di approfondimento degli aspetti specifici del P.U.C.

 

Se, invece, il Comune in esame ricade nella casistica di tipo b) le indagini ed i contenuti dei nuovi PUC, per quanto riguarda le tematiche comuni ai PdB, dovranno essere impostati in maniera tale da poter essere assunti sempre e comunque alla base della futura pianificazione di bacino.

Se, invece, il Comune in esame ricade nella casistica di tipo b) le indagini ed i contenuti dei nuovi PUC, per quanto riguarda le tematiche comuni ai PdB, dovranno essere impostati in maniera tale da poter essere assunti sempre e comunque come un contributo importante alla pianificazione di bacino. Occorre tenere presente, infatti, che il Piano di Bacino, specie per il versante tirrenico, tiene comunque già conto di tutti gli studi precedenti e soprattutto di quelli urbanistici, anche se le legende non sono direttamente confrontabili.

Infine in ogni caso le cartografie tematiche di analisi dei PUC non devono costituire elemento di contrapposizione, se non debitamente motivate e giustificate sotto il profilo tecnico-conoscitivo, con quelle redatte nell’ambito dei Piani di bacino.

 

 

 

1.3       Contenuti delle indagini

 

In fase di descrizione fondativa da porre alla base dello sviluppo del PUC dovranno essere condotte analisi di tutti gli elementi di carattere geolitologico, geomorfologico, idrogeologico, idrologico ecc, al fine di determinare i fattori principali condizionanti il possibile sviluppo urbanistico e gli elementi di specifica vocazione urbanistica del territorio comunale.

 

Nella successiva fase dovrà essere operata una sintesi degli elementi individuati, finalizzata alla zonizzazione del territorio in termini di pericolosità geomorfologica ed idrogeologica. Tale sintesi costituirà la base delle successive analisi di sostenibilità ambientale, da operare a livello interdisciplinare fra le professionalità di competenza.

 

Si ritiene opportuno sottolineare che tali analisi devono essere obbligatoriamente propedeutiche alle scelte urbanistiche, con funzione di selezione e filtro nei confronti di eventuali erronee aspettative a livello pubblico e privato.

 

 

 

 

 

DEFINIZIONE CONTENUTI MINIMI SPECIFICI DELLE ANALISI DI CARATTERE GEOLOGICO L.S. ED IDROGEOLOGICO DA PORRE ALLA BASE DEL PUC

 

 

 

Le analisi di carattere geologico l.s. da porre alla base del P.U.C. consisteranno essenzialmente in:

 

 

 

A)        Ricerca bibliografica e documentazione di tutti gli studi e dati esistenti all'atto della formazione del piano (piani di bacino o studi propedeutici, precedenti studi per strumenti urbanistici, articoli di letteratura, banca dati geologica, precedenti campagne di rilievi e sondaggi, eventi storicamente accaduti, mappe di rischio, etc.); indicazione delle fonti dei dati; verifica e valutazione critica della rilevanza e della qualità dei dati reperiti e determinazione attraverso tale valutazione della necessità di approfondimenti e di monitoraggi ed indagini, finalizzate alla valutazione delle diverse dinamiche evolutive dei fenomeni; in proposito si propone come utile riferimento l’Allegato B della Circolare 7/LAP – Regione Piemonte del Dicembre 1999 (cfr. ALL.1).

A)        Ricerca bibliografica e documentazione di tutti gli studi e dati esistenti all'atto della formazione del piano (piani di bacino o studi propedeutici, precedenti studi per strumenti urbanistici, articoli di letteratura, banca dati geologica, precedenti campagne di rilievi e sondaggi, eventi storicamente accaduti, mappe di rischio, documenti inviati dai comuni per il censimento di danni alluvionali e di aree a rischio, ad es L.45/94, etc.); indicazione delle fonti dei dati; verifica e valutazione critica della rilevanza e della qualità dei dati reperiti e determinazione attraverso tale valutazione della necessità di approfondimenti e di monitoraggi ed indagini, finalizzate alla valutazione delle diverse dinamiche evolutive dei fenomeni; in proposito si propone come utile riferimento l’Allegato B della Circolare 7/LAP – Regione Piemonte del Dicembre 1999 (cfr. ALL.1) o la recente Legge Regionale della Regione Lombardia sugli strumenti urbanistici.

           

 

B)        Indagini finalizzate alla stesura di cartografie tematiche di analisi e di sintesi (o di pericolosità). Nella elaborazione di ogni tipo di cartografia dovranno essere utilizzati, sia i dati esistenti acquisiti, compreso ogni aggiornamento degli stessi, sia i risultati delle nuove indagini condotte.

 

 

 

La scala delle indagini e della cartografia sarà in generale 1:5.000 (vedi nota *su SI.TAR/SIREBA)

 

Per Comuni territorialmente molto estesi e con bassissima densità demografica, aventi in particolare economia di tipo prevalentemente agro-silvo-pastorale nonché basso tasso di espansione edilizia, le cartografie di analisi e di sintesi potranno essere redatte in scala 1:10.000 su tutto il territorio comunale, con stralci 1:5000 nelle aree urbanizzate o di possibile espansione urbanistica.

 

 

 

 

 

1.3.1.   Aspetti geologici: indagini richieste e cartografie.

 

 

 

Cartografie di base.

 

Le analisi e le cartografie geologiche di base relative allo studio dei PUC non possono discostarsi molto, per i contenuti essenziali e per gli elementi da rilevare, da quanto già disposto con la precedente circolare n 002077 del 27 Aprile 1988 in quanto si ritiene che un buon rilievo geologico e geomorfologico sia sempre propedeutico allo sviluppo degli ulteriori approfondimenti tematici. Tuttavia, alla luce dell'esperienza maturata, si rendono necessarie alcune modificazioni rispetto alle precedenti direttive.

 

In linea generale si ritiene utile ai fini applicativi un rilevamento di tipo geolitologico-strutturale, pur mantenendo i riferimenti formazionali, che è propedeutico alla elaborazione delle carte derivate.

 

Si ritiene inoltre utile l'introduzione, a corredo della cartografia litologica, di una mappa delle prospezioni e delle prove in sito, desunta dagli archivi tecnici comunali o dalla Banca Dati *(ove esistente) che per i Comuni urbanisticamente più complessi potrebbe costituire un elaborato separato, collegato, in relazione illustrativa, ad una esposizione descrittiva dei dati disponibili. e delle loro caratteristiche utili ai fini delle indagini per il PUC.

 

Ferma restando la validità di un rilevamento geomorfologico in senso tradizionale si ritiene opportuno unificare, almeno per quanto riguarda i contenuti minimi, le legende della carta geomorfologica ai criteri ed alla simbologia di cui alla Raccomandazione n.3 dell'Autorità di Bacino di Rilievo regionale -Comitato tecnico Regionale ed in ogni caso dei quaderni del Servizio Geologico Nazionale ed alla legenda Serie III e del Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologia; resta comunque obbligatoria, per quanto riguarda i movimenti franosi e gli elementi morfologici contenuti in legenda, l'indicazione, ove possibile, dello stato di attività o di quiescenza al momento del rilevamento e la segnalazione dell’eventuale necessità di monitoraggio.

Ferma restando la validità di un rilevamento geomorfologico in senso tradizionale si ritiene opportuno unificare, almeno per quanto riguarda i contenuti minimi, le legende della carta geomorfologica ai criteri ed alla simbologia di cui alla Raccomandazione n.3 dell'Autorità di Bacino di Rilievo regionale -Comitato tecnico Regionale ed in ogni caso dei quaderni del Servizio Geologico Nazionale ed alla legenda Serie III e del Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologia; resta comunque obbligatoria, per quanto riguarda i movimenti franosi e gli elementi morfologici contenuti in legenda, l'indicazione, dello stato di attività o di inattività al momento del rilevamento e la segnalazione dell’eventuale necessità di monitoraggio.

In particolare, uno degli obiettivi è giungere ad un approfondimento sulle frane ma occorre anche una valutazione su frane stabilizzate e relitte.

A questo proposito è bene rilevare il rapporto da stabilire tra gli elementi esaminati al momento dell'analisi del PUC ed i contenuti della ricerca bibliografica finalizzata all’elaborazione di una banca dati geologica.

 

Infatti la banca dati vive degli elementi raccolti su un territorio in evoluzione, a maggior ragione nel caso dei movimenti franosi che da attivi possono diventare, in tempi "geologici" o a misura d'uomo, quiescenti e viceversa; pertanto è necessario che il professionista, una volta che la banca dati sia a regime, attinga da essa, prima dei propri riscontri in campagna, le informazioni storicamente conosciute e "restituisca" alla banca, al termine della propria indagine, i dati di aggiornamento rilevati.

 

Per implementare il sistema informativo è necessario che le informazioni entrino secondo gli standard già predefiniti nel S.I.RE.BA/SI.TAR (Sistema informativo regionale di bacino); si vedano ad esempio le schede predisposte per i movimenti franosi, e per i sondaggi.

 

Per quanto riguarda i tematismi idrogeologici, così come concepiti fino ad oggi nella carta idrogeologica, risultano dati essenzialmente derivati dalla carta geologica e di limitato apporto proprio; si ritiene pertanto opportuno inserire in tale elaborato ulteriori elementi indici di dissesto idrogeologico, in atto o potenziale (contatti caratterizzati da forti contrasti di permeabilità, aree di impregnazione), la localizzazione delle principali sorgenti e di pozzi di emungimento idropotabile, compresa la perimetrazione delle aree di tutela del patrimonio idrogeologico ex legge R.L. n. 14/90, aree di rispetto ex DPR 236/88 (ad esempio aree carsiche), nonchè informazioni localizzate relative allo stato di manutenzione dei corrivi principali che svolgono una fondamentale funzione di drenaggio delle acque.

Per quanto riguarda i temi idrogeologici, così come concepiti fino ad oggi nella carta idrogeologica, risultano dati essenzialmente derivati dalla carta geologica e di limitato apporto proprio; si ritiene pertanto opportuno inserire in tale elaborato ulteriori elementi indici di dissesto idrogeologico, in atto o potenziale (contatti caratterizzati da forti contrasti di permeabilità, aree di impregnazione), la localizzazione delle principali sorgenti e di pozzi di emungimento idropotabile, compresa la perimetrazione delle aree di tutela del patrimonio idrogeologico ex legge R.L. n. 14/90, aree di rispetto ex DPR 236/88 (ad esempio aree carsiche), nonchè informazioni localizzate relative allo stato di manutenzione dei corrivi principali che svolgono una fondamentale funzione di drenaggio delle acque.

Si propongono in dettaglio i seguenti elaborati di base, preferibilmente organizzati per singoli strati informativi (layer) che possono essere richiamati a comporre cartografie tematiche (carta geolitologica, carta geomorfologica, carta idrogeologica, carta delle aree esondabili).

Si propongono in dettaglio i seguenti elaborati di base, preferibilmente organizzati per singoli strati informativi (layer) che possono essere richiamati a comporre cartografie tematiche (carta geolitologica, carta geomorfologica, carta idrogeologica, carta delle aree inondabili, carta delle frane).

 

 

 

 

TEMATISMI GEOLITOLOGICI

TEMI GEOLITOLOGICI

 

 

si tratta essenzialmente di un rilevamento litologico con richiami formazionali.

 

Si fa riferimento per gli standard a quelli già indicati con la Raccomandazione n.3 e sua successiva modificazione relativamente ai criteri per l'elaborazione dei piani di bacino ( VEDI IN ALLEGATO N.1 le tabelle di riferimento per le litologie, formazioni ed Unità).

 

 

 

strati informativi proposti (contenuti minimi):

 

 

 

litologie   (formazioni ed unita' come attributi)

litologie   (formazioni ed unita' come attributi) con perimetrazione degli affioramenti e indicazione dell’ubicazione di eventuali sondaggi utilizzati

 

 

coltri detritiche (oltre 3 m)

 

 

 

depositi alluvionali (attuali recenti, terrazzati antichi) e fluvio lacustri)

 

 

 

tettonica ed elementi strutturali (giaciture, faglie, sovrascorrimenti)

 

 

 

TEMATISMI GEOMORFOLOGICI

TEMI GEOMORFOLOGICI

 

 

Strati informativi proposti (contenuti minimi):

 

 

 

A)per i versanti in roccia si ricalcano le linee guida individuate nella precedente circolare più volte citata. In particolare appare utile evidenziare le seguenti distinzioni tra aree cartografabili afferenti al medesimo litotipo ma sostanzialmente diverse per grado di fratturazione, tettonizzazione, giacitura (potrà essere necessario apposito rilievo geo-strutturale nell’ambito delle distinzioni seguenti)

 

1)         roccia affiorante e/o subaffiorante in buone condizioni di conservazione e con disposizione favorevole delle proprie strutture rispetto al pendio.

 

2)         roccia affiorante e/o subaffiorante in buone condizioni di conservazione e con disposizione sfavorevole delle strutture rispetto al pendio

 

3)         roccia affiorante e/o subaffiorante in scadenti condizioni di conservazione, alterata e particolarmente fratturata e/o con ricorrente e densa variabilità giaciturale

 

 

 

Nell’ambito delle tre classi sopracitate può risultare necessario operare una ulteriore suddivisione in sottoclassi.

 

 

 

B) Per i versanti in materiali sciolti

B) Per i versanti in materiali sciolti (solo dove si dispone di sondaggi o prove penetrometriche)

 

 

1)         coltri da 1 a 3 m (indicare ove possibile genesi, granulometria e possibili variazioni)

 

2)         coltri da 3 a 5 m (indicazioni come sopra)

 

3)         coltri oltre 5 m (indicazioni come sopra)

 

 

 

Ulteriori distinzioni potranno essere effettuate ricavandole dalla carta delle indagini geognostiche e delle prove in sito, ove realizzata, o comunque dalla banca dati geologica  

 

 

 

C) Nelle alluvioni di fondovalle

 

 

 

1)         alluvioni attuali :limite alveo attivo (ove determinabile per confronto, ad esempio di foto aeree in tempi diversi).

 

 

 

2) alluvioni antiche e recenti :

 

potenza, granulometria e grado di cementazione

 

 

 

D) Tra le forme ed i processi geomorfologici

 

 

 

1)         cigli di svuotamento e arretramento morfologico attivi e quiescenti

 

           

 

2)         coni e fasce detritico pedemontane

 

           

 

3)         rotture di pendio convesse o concave,-attive e quiescenti

 

 

 

4)         movimenti franosi distinti in attivi e quiescenti e per tipologia secondo la legenda della carta di dettaglio dei movimenti franosi descritta nella Raccomandazione n.4 - Criteri per l'elaborazione dei piani di bacino. Ogni movimento franoso significativo dovrà essere descritto con la relativa scheda per il censimento dei movimenti franosi già operante nel Sistema Informativo regionale di bacino.

4)         frane distinte in attive e inattive (quiescenti o stabilizzate naturalmente/artificialmente/relitte) secondo la definizione UNESCO (1993) o AGI (1995), delimitate da poligoni che comprendono sia la corona che il corpo. Ogni movimento franoso significativo dovrà essere descritto con la relativa scheda per il censimento dei movimenti franosi già operante nel Sistema Informativo regionale di bacino.

Dovranno essere forniti gli elementi caratteristici quali:

corona, corpo, piede, indicazioni su tipo (cfr. Varnes ad esempio), caratteristiche granulometriche e tessiturali del corpo, eventuali cause macroscopicamente evidenti, condizioni idrogeologiche e di assetto del drenaggio superficiale.

Gli elementi caratteristici quali: stato di attività,  tipologia (crollo/ribaltamento, scivolamento/scorrimento, flusso, espansione laterale, franosità diffusa), corona, corpo, piede, ( Unesco, 1993; AGI, 1995), caratteristiche granulometriche e tessiturali del corpo, eventuali cause macroscopicamente evidenti, condizioni idrogeologiche e di assetto del drenaggio superficiale, dovranno essere forniti in una apposita carta delle frane, indispensabile per il confronto col Piano di Bacino.

Si ritiene indispensabile, per le frane classificate come attive nella carta della franosità reale del PdB o nella carta della delimitazione delle aree in dissesto del PAI, eseguire ad integrazione dei rilievi geologici, geomorfologici ed idrogeologici una ricerca bibliografica di archivio, estesa ove possibile fino all’inizio del secolo scorso (archivi dei giornali, biblioteche, segnalazioni di dissesti da parte degli Enti locali o dei privati, richieste motivate di finanziamento per danni alluvionali, interventi di consolidamento eseguiti) da cui si ricavi documentazione significativa relativamente all’esistenza di movimenti franosi attivi nell’arco di tempo considerato.

Si ritiene indispensabile eseguire ad integrazione dei rilievi geologici, geomorfologici ed idrogeologici una ricerca bibliografica di archivio, estesa fin dove possibile (archivi dei giornali, biblioteche, segnalazioni di dissesti da parte degli Enti locali o dei privati, richieste motivate di finanziamento per danni alluvionali, interventi di consolidamento eseguiti) da cui si ricavi documentazione significativa relativamente all’esistenza di movimenti franosi nell’arco di tempo considerato. In particolare occorre acquisire le informazioni in possesso di Regione, Provincia, Comuni e Comunità Montane, esprimendo una valutazione su ogni singolo caso, preceduta da un sopralluogo e da un’analisi aerofotogrammetrica estesi a un itorno significativo.

Ad ulteriore integrazione, come indicato nelle premesse, possono essere eseguiti approfondimenti mirati e studi puntuali, con utilizzo di indagini geognostiche e prove (sondaggi, misure inclinometriche ed assestimetriche, monitoraggi in sito e quant’altro) di cui dovranno essere definiti preventivamente il livello ed il grado di approfondimento risolutivi ((standards minimi per la riclassificazione) ossia atti a modificare definitivamente classificazioni di franosità e zonizzazioni di rischio e di pericolosità;

Il Piano Urbanistico, dove in disaccordo motivato col Piano di Bacino, prescrive, come indicato nelle premesse, approfondimenti mirati e studi puntuali, con utilizzo di indagini geognostiche e prove (sondaggi, misure inclinometriche ed assestimetriche con letture per un arco di tempo significativo, prove in sito e quant’altro) di cui lo strumento urbanistico dovrà definire preventivamente il livello ed il grado di approfondimento (standards minimi per la riclassificazione) mirato alla richiesta di nuova classificazione di franosità e zonizzazioni di rischio e di pericolosità, tenendo conto del limite imposto dalla variabilità nel tempo dello stato di attività, per definizione.

 

 

5) direzioni di mobilizzazione e di adunamento particolare nei materiali sciolti se palesi e determinanti.

 

 

 

6) aree soggette a fenomeni di esondazione:

6) aree soggette a fenomeni di inondazione:

attuale, frequente, non protetta;

 

attuale, eccezionale, non protetta;

 

protetta;

 

 

 

7) radici e orli di terrazzo

 

 

 

E) Faglie attive

E) Faglie attive/inattive

 

 

F) Fenomeni erosivi

F) Forme erosive

 

 

1) ruscellamento diffuso

 

 

 

2) conoide di deiezione

2) conoide di deiezione

3) erosione concentrata di fondo

 

 

G) Fenomeni glaciali:

G) Forme glaciali:

- circo glaciale;

 

- arco e/o cordone morenico;

 

 - rocce montonate.

 

 

 

H) Fenomeni costieri:

H) Forme costiere:

1)         coste basse (scarpata di erosione, spiaggia);

 

           

 

2)         coste alte con indicazione della tipologia e delle condizioni di equilibrio;

 

           

 

3)         spiagge (con indicazione delle loro attuali condizioni: in arretramento, in avanzamento, in equilibrio, oggetto di ripascimenti, pritette, coste alte e rocciose, ecc...)

3)         spiagge (con indicazione delle loro attuali condizioni: in arretramento, in avanzamento, in equilibrio, oggetto di ripascimenti, protette, coste alte e rocciose, ecc...)

 

 

 

 

 

 

I)         Fenomeni carsici:

I)         Forme carsiche:

 

 

- dolina, inghiottitoio, campi carreggiati, grotta, carsismo diffuso.

 

 

 

L) Fenomeni antropici:

L) Forme antropiche:

 

 

- cava, miniera, aree fortemente rimaneggiate dall’uomo;

- cava, miniera, aree fortemente rimaneggiate dall’uomo; attiva/inattiva

 -discarica (indivazioni del tipo e della natura del materiale prevalente, oltre che dello stato di equilibrio e di disciplina delle acque);

 -discarica (indicazioni del tipo e della natura del materiale prevalente, oltre che dello stato di equilibrio e di disciplina delle acque); attiva/inattiva

- riporti e riempimenti artificiali (indicazioni su natura e spessori);

 

- copertura urbana compatta.

 

 

 

M) Nei territori di franca ed estesa pianura alluvionale e di costa bassa deposita, la carta conterrà altresì:

 

 

 

- strutture - processi geomorfologici;

 

- erosione spondale intensa;

 

- orlo di terrazzo con indicazione dell’ordine;

 

- alvei sepolti;

 

- alvei pensili;

 

- sezioni di deflusso ridotte artificialmente e/o naturalmente,

 

- argini e difese spondali, dighe ove non rappresentate sulla cartografia di base.

 

 

 

TEMATISMI IDROGEOLOGICI

TEMI IDROGEOLOGICI

 

 

A) Permeabilità delle formazioni e delle coltri:

 

     permeabilità per “carsismo”, fessurazione e fratturazione, per porosità;

 

     semipermeabilità;

 

     impermeabilità.

 

 

 

B) Segnalazioni di zone particolari:

 

     di impregnazione diffusa;

 

     con mediocri condizioni di drenaggio;

 

     a forte contrasto di permeabilità.

 

 

 

C) Emergenze idriche e pozzi (limitatamente a quelli utilizzati e captati per uso pubblico) e aree di tutela del patrimonio idrogeologico ex legge R.L. n. 14/90, aree di rispetto ex DPR 236/88; bacini naturali ed artificiali ove non cartografati sulla base topografica

 

 

 

D) Stato di manutenzione dei principali corsi d'acqua con particolare riferimento alla presenza di depositi e di ostruzioni delle normali condizioni di deflusso 

 

CARTE FINALI DI SINTESI DELLE ANALISI E DI BASE PER IL PUC E INDICAZIONI SULLE "VOCAZIONI" IDROLOGICO-TERRITORIALI DEL SITO (IN PARTICOLARE SOTTO L'ASPETTO DELLA PERICOLOSITÀ):

 

 

 

Carta di sintesi della pericolosità e criticità geomorfologica e idrogeologica

 

 

 

La carta di sintesi della pericolosità e criticità geomorfologica e idrogeologica deve essere obbligatoriamente contenuta negli elaborati di Piano e non può essere sostituita da altre cartografie tematiche. Tale elaborato deriva dalla sovrapposizione degli elaborati precedentemente descritti (carta geologica-geomorfologica-idrogeologica-carta dei tematismi idrogeologici), e rappresenta inoltre il risultato di una serie di approfondimenti tra cui in particolare lo studio di dettaglio delle zone interessate da fenomeni di franosità attivi e quiescenti [cfr. punto 4) a pag.8] e come tali classificate a suscettività elevata o molto elevata nell’ambito della cartografia specifica dei PdB 180 e 183.

La carta di sintesi della pericolosità e criticità geomorfologica e idrogeologica deve essere obbligatoriamente contenuta negli elaborati di Piano e non può essere sostituita da altre cartografie tematiche. Tale elaborato deriva dalla sovrapposizione degli elaborati precedentemente descritti (carta geologica, carta geomorfologica, carta dei temi idrogeologici, carta delle frane), e rappresenta inoltre il risultato di una serie di approfondimenti tra cui in particolare lo studio di dettaglio delle zone interessate da fenomeni di franosità attivi e inattivi quiescenti [cfr. punto 4) a pag.8] e come tali classificate a pericolosità geomorfologica elevata o molto elevata nell’ambito della cartografia specifica dei PdB 180 e 183.

In conclusione realizza la suddivisione del territorio in classi di utilizzo in funzione delle criticità e delle problematiche geomorfologiche ed idrogeologiche riscontrate durante l’analisi; per ciascuna classe o sottoclasse dovranno essere descritte in legenda, in modo sintetico, le limitazioni all’utilizzo urbanistico.

 

Tutte le prescrizioni di carattere geologico ed idrogeologico dovranno quindi essere accorpate ed inserite nelle Norme geologiche di attuazione del PUC, propedeutiche alle singole Norme di carattere urbanistico.

 

Considerando il PUC, in funzione degli approfondimenti effettuati o da prevedere ulteriormente, come lo strumento ultimo (salvo evidentemente previsioni di monitoraggi specifici, ove necessario) per la definizione del livello puntuale di pericolosità del territorio, le perimetrazioni delle aree a diversa pericolosità contenute nell’elaborato di sintesi dovranno essere confrontate con quelle contenute nella carta della pericolosità (o suscettività al dissesto) del PdB.

 

Quanto sopra tenendo conto che in particolare i Piani “180” dovranno essere man mano sostituiti dai PdB “183”, che potranno pertanto uniformarsi alle nuove perimetrazioni dei PUC derivanti dagli approfondimenti specifici effettuati.

Quanto sopra tenendo conto che in particolare i Piani “180” dovranno essere man mano sostituiti dai PdB “183”, che potranno pertanto uniformarsi alle nuove perimetrazioni dei PUC derivanti dagli approfondimenti specifici effettuati dove uno studio di dettaglio con misure strumentali avrà fornito informazioni diverse da quelle contenute nei Piani di Bacino.

Tutto ciò premesso, di seguito si propone una classificazione che tenga conto, omogeneamente alla cartografia dei PdB, di ambiti di riferimento costituiti da fondovalle, versanti e coste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROPOSTA DI CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ E CRITICITÀ GEOMORFOLOGICA E IDROGEOLOGICA

 

 

 

 

 

 

0          AREE A PERICOLOSITÀ MOLTO BASSA  (corrispondenti alle Pg0 dei Piani di Bacino)

I           AREE NON CRITICHE          (corrispondenti alle Pg1 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

I           AREE A PERICOLOSITA’ BASSA  (corrispondenti alle Pg1 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

I a        fondovalle        (aree non esondabili ed esenti da criticità idrauliche o idrologiche)

I a        fondovalle        (aree non inondabili ed esenti da criticità idrauliche o idrologiche)

 

 

I b        su versante       (esenti da problematiche di stabilità)

 

 

 

I c        aree costiere    (esenti da problematiche di erosione)

 

 

 

II         AREE CON CRITICITÀ PUNTUALI E MODERATE (corrispondenti alle Pg2 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

II         AREE CON MEDIA PERICOLOSITA’ (corrispondenti alle Pg2 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

 

 

            II a       fondovalle (aree non esondabili con fenomeni di erosione localizzati)

            II a       fondovalle (aree non inondabili ma allagabili o con fenomeni di erosione localizzati)

 

 

            II b      su versante       (globalmente stabili con modesti fenomeni di instabilità puntuale)

            II b      su versante       (globalmente stabili con modesti fenomeni di instabilità di piccole dimensioni)

 

 

            II c       aree costiere    (problematiche puntuali di erosione)

            II c       aree costiere            (problematiche di erosione di piccole dimensioni)

 

 

 

 

 

 

 

 

III        AREE CON CRITICITÀ DI LIVELLO MEDIO E DIFFUSO(corrispondenti alle Pg3 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

III        AREE CON PERICOLOSITÀ ALTA ANCHE DIFFUSA (corrispondenti alle Pg3 della carta di suscettività al dissesto dei PdB)

 

 

            III a     pianura (aree esondabili per piene        straordinarie e/o con fenomeni di erosione diffusa)

            III a     pianura (aree inondate storicamente o con fenomeni di erosione diffusa o concentrata)

 

 

            III b     su versante       (versanti al limite della stabilità per somma di fenomeni - frane, erosioni - potenziali o in atto)

            III b     su versante       (versanti al limite della stabilità per somma di fenomeni o frane o erosioni, potenziali o in atto)

 

 

            III c     aree costiere    (problematiche diffuse di erosione)

            III c     aree costiere            (problematiche diffuse di erosione o frane inattive)

 

 

IV) Aree con criticità di livello elevato sia puntuali che diffuse (corrispondenti alle Pg4 della carta di suscettività al dissesto dei PdB), così suddivise

IV) Aree con pericolosità di livello molto elevato sia di grandi che di piccole dimensioni, sia diffuse che circoscritte (corrispondenti alle Pg4 della carta di suscettività al dissesto dei PdB), così suddivise

 

 

            IV A    Zone con presenza di porzioni di territorio edificato

 

 

 

            IV a     fondovalle        (aree esondabili e piene ordinarie e/ o con fenomeni di erosione attiva)

            IV a     fondovalle        (aree inondabili e piene ordinarie o con fenomeni di erosione attiva)

 

 

            IV b     su versante       (instabili per presenza di frane attive     e/o di fenomeni erosivi profondi)

            IV b     su versante       (instabili per presenza di frane attive o di fenomeni erosivi profondi)

 

 

            IV c     aree costiere    (erosione attiva a danno dei litorali e/odelle coste rocciose - falesie attive)

            IV c     aree costiere    (erosione attiva a danno dei litorali odelle coste rocciose - falesie attive, frane attive)

 

 

           IV B     Zone con assenza di territorio edificato

 

 

 

           IV a      fondovalle        (aree esondabili e piene ordinarie e/ o con fenomeni di erosione attiva)

           IV a      fondovalle        (aree inondabili e piene ordinarie o con fenomeni di erosione attiva)

 

 

           IV b      su versante       (instabili per presenza di frane attive e/o di fenomeni erosivi profondi)

           IV b      su versante       (instabili per presenza di frane attive o di fenomeni erosivi profondi)

 

 

           IV c      aree costiere    (erosione attiva a danno dei litorali e/o delle coste rocciose - falesie attive)

           IV c      aree costiere    (erosione attiva a danno dei litorali o        delle coste rocciose - falesie attive, frane attive)

 

 

 

 

LUR n. 36/97

 

INDICAZIONI IN TEMA DI CARTOGRAFIA TEMATICA A CORREDO DEI NUOVI P.U.C.

INDICAZIONI IN TEMA DI CARTOGRAFIA A CORREDO DEI NUOVI P.U.C.

 

 

1. IN PRESENZA DI PDB O DI PAI APPROVATO

 

 

 

ELABORATI       (A FIRMA DI )         SCALA                 CONTENUTI

CARTOGRAFICI                                                                     MINIMI

 

 

__________________________________________________________

 

1) GEOLOGICA        (geologo)         1:10.000          Vedi  anche Circ.re

                                                            1: 5000          n. 002077del 27.04.88

 

2) GEOMORFOLOGICA (geologo)  1:10.000 Vedi anche Circ.n. 002077del                                                            1: 5000                  7.04.88

                                   

 

 

 

2b) CARTA DELLE FRANE (geologo)            UNESCO (1993; agi, 1995) 1:10.000          /           1: 5000

 

 

3) IDROGEOLOGICA (geologo) 1:10.000/1: 5000 Vedi anche Circ.re n. 002077del 27.04.88

 

                                                          

 

4) CARTA DELLE AREE ESONDABILI (geologo e Ing. Idraulico) 1: 5000 Vedi criteri PdB R.L (ricavata dal PdB)

INONDABILI R.L (ricavata dal PdB)

                                                          

 

5) CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA GEOMORFOLOGICA E IDROGEOLOGICA (geologo) 1:10.000/1: 5000 Può costituire localmente un approfondimento della carta di pericolosità del PdB, realizzata a scala 1:10.000. (vedi Circ. R.P.n.7/LAP 8.5.96, punti 1.2.2. e 1.2.3.)

5) CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA GEOMORFOLOGICA E IDROGEOLOGICA (geologo) 1:10.000/1: 5000

             

             

6) SCHEDE DI CONFRONTO CON I PBA (geologo) Relative alle indagini di maggior dettaglio (cfr. all. 1 DGR n. 290 del 22.03.02)        Contenuti minimi: estratto cartografia PdB, estratto cartografia PUC.; note di commento, utilizzabili qualora necessario a supporto delle carte n. 5 e n. 7.

6) SCHEDE DI CONFRONTO Relative alle indagini di …Contenuti minimi: estratto cartografia PdB, estratto cartografia PUC.; note di commento, utilizzabili qualora necessario a supporto delle carte n. 5 e n. 7. Prescrizioni sulle misure strumentali da eseguire dove il piano urbanistico contrasta con il Piano di Bacino

                         

 

7) CARTA DELLE ANALISI DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE (URBANISTA E GEOLOGO) 1: 5000/2000/10.000 È una carta di analisi mirata   sulle scelte urbanistiche tramite incrocio delle aree interessate dalle stesse con la carta n. 5(può anche essere realizzata per parti di territorio e con altri tematismi utili)

            1: 5000/2000               (può anche essere realizzata per parti di territorio e con altri temi utili)

 

 

Altre cartografie “mirate”

Altre cartografie

 

 

CARTA DELL’ACCLIVITÀ (territori montani)

 

CARTA DELLE COLTRI (territori montani)

 

CARTA DELLE PROSPEZIONI E DELLE PROVE IN SITO, desunta dagli archivi tecnici comunali o dalla Banca Dati (ove esistente)

 

CARTA DELLA CARATTERIZZAZIONE LITOTECNICA DEI TERRENI (territori montani e/o di pianura)

 

CARTA DELLE OPERE DI DIFESA IDRAULICA CENSITE (territori montani e/o di pianura)

 

CARTA DI STABILITÀ DEI VERSANTI (con classi di instabilità tipo Emilia-Romagna)

 

CARTA DELLA CAPACITÀ D’USO DEI SUOLI (tipo Regione Piemonte ed Emilia-Romagna)

 

 

CARTA DELLE OPERE DI SOSTEGNO E DEGLI INTERVENTI SULLE FRANE

 

 

 

 

2. IN PRESENZA DI PDB ADOTTATO O IN ITINERE

 

 

 

ELABORATI CARTOGRAFICI (A FIRMA DI ) SCALA CONTENUTI MINIMI

 

 

 

1) GEOLOGICA (geologo) 1:10.000/ 1: 5000 Vedi anche Circ.re n. 002077del 27.04.88

 

                                              

 

2) GEOMORFOLOGICA  (geologo)  1:10.000/1: 5000  Vedi anche Circ.re n. 002077del 27.04.88

 

                                              

 

 

2b) CARTA DELLE FRANE (geologo)            1:10.000          1: 5000            UNESCO (1993; agi, 1995)

 

                                                                      

3) IDROGEOLOGICA  (geologo)  1:10.000/1: 5000 Vedi anche Circ.re n. 002077del 27.04.88

 

                                              

 

4) CARTA DELLE AREE ESONDABILI  (geologo e ing. Idraulico)  1:5000  Ricavata da indagini d’archivio storico e da verifiche idrauliche puntuali su n. sezioni critiche

      INONDABILI

                                  

                                                                      

5) CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA GEOMORFOLOGICA E IDROGEOLOGICA  (geologo)  1:10.000/1: 5000  (vedi Circ. R.P.n.7/LAP 8.5.96, punti 1.2.2. e 1.2.3.)Può costituire localmente un approfondimento della carta di pericolosità del PdB, realizzata a scala 1:10.000.

5) CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA GEOMORFOLOGICA E IDROGEOLOGICA  (geologo) 1:10.000/1: 5000 (vedi Circ. R.P.n.7/LAP 8.5.96, punti 1.2.2. e 1.2.3.)

             

             

6) SCHEDE DI CONFRONTO CON I PBA  (geologo)  Relative alle indagini di maggior dettaglio (cfr. all. 1 DGR n. 290 del 22.03.02). Contenuti minimi: estratto cartografia PdB, estratto cartografia PUC.; note di commento utilizzabili qualora necessario a supporto delle carte n. 5 e n. 7.

6) SCHEDE DI CONFRONTO Contenuti minimi: estratto cartografia PdB, estratto cartografia PUC.; note di commento, utilizzabili qualora necessario a supporto delle carte n. 5 e n. 7. Prescrizioni sulle misure strumentali da eseguire dove il piano urbanistico contrasta con il Piano di Bacino

                         

 

7) CARTA DELLE ANALISI DI  SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE  (urbanista e geologo)  1:10.000/5000/2000  È una carta di analisi mirata sulle scelte urbanistiche tramite incrocio delle aree interessate dalle stesse con la carta n. 5(può anche essere realizzata per parti di territorio)

 

           

 

ALLEGATI

 

ALL.1 – CRITERI PER L’ESECUZIONE DELLA RICERCA STORICA  (dalla Circolare 7/LAP Regione Piemonte )

 

 

 

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